La zona rossa

04.11.2020

È un mercoledì come tanti, stiamo finendo la lezione di Economia Politica in presenza a Torino, quando arriva un avviso, sia a lei e sia a tutti noi alunni. Quel fatidico messaggio da parte del nostro rettore che cambia tutto, stravolge tutte le carte in tavola. Da domani, giovedì 5 novembre, tutte le lezioni si terranno a distanza, nessuno andrà più in presenza. 

Una volta appresa questa notizia, decido con altri miei compagni di corso di approfittare di questo “ultimo giorno” e così beviamo questo “ultimo spritz”prima di un probabile “lockdown 2.0”. 

Per fortuna mio padre lavora a Torino così posso tornare a casa con lui la sera stessa con i bagagli e non subire un viaggio in treno, o congelato o sudato a causa di un perenne guasto ai condizionatori di Trenitalia.

 

06.11.2020

“Se qualcosa può andare storto, lo farà – nel momento peggiore possibile”.

Avete presente la Legge di Murphy

La suddetta legge è proprio, in sintesi e banalmente, quella frase simpatica sopracitata. Oggi infatti, abbiamo (parlo di noi piemontesi) ricevuto la bella notizia che alla nostra regione è stato attribuito un colore, un po’ più acceso rispetto al colore attribuito ad altre zone, ecco. Avrete già tutti indovinato di quale colore si tratta, il rosso. 

Il Piemonte è “zona rossa” ed ogni volta che lo ripeto mi sembra sempre più familiare. Alla fine ci stanno solo chiedendo/obbligando con un fucile puntato alla tempia di limitare i nostri spostamenti allo stretto necessario, di indossare una mascherina e di disinfettare tutti per bene le mani. Ovviamente non è così semplice e riduttiva la questione e se ne parlo così è solo per sdrammatizzare… 

 

30.11.2020

 

A volte, però, è giusto parlare nel modo più chiaro possibile. Siamo in crisi e non possiamo che accettare la cosa. Anzi, prima ce ne rendiamo tutti conto e prima potremo cercare di uscirne. I negozi al dettaglio sono stati chiusi per molto tempo, tanti ristoratori non hanno preso di buon grado le nuove misure restrittive e hanno intrapreso una dura scelta di chiusura totale.

Chi, secondo me, sono davvero in crisi sono tutti i negazionisti. Coloro che non credono che esista il virus e che sia tutto fake. Loro per me sono quelli più in crisi. Ho sentito di pazienti negazionisti che fino a quando non erano da intubare a forza non volevano un’assistenza che sia una. Qualcuno pensa che l’unica soluzione sarebbe lasciarli morire, che staremmo tutti meglio così o che almeno si renderebbero conto della reale crisi sanitaria italiana. 

Penso che tutte queste parole e questi pensieri siano stati espressi con troppa facilità, senza pensare. Per fortuna, la realtà ospedaliera consola, mostra tutta la tolleranza e la gratitudine che merita. Perché chi sta male, in via generale, si cura. 

Non è un bene che un negazionista contragga il virus, come non lo sarebbe per nessun’altra persona ma sarebbe un bene che una volta contratto e poi risultato con esito negativo, capisse quale è l’oggettiva verità.

 

Com’è stata questa quarantena?

Un lockdown ci ha colpiti ancora ma tutti noi saremmo dovuti essere o almeno sembrare preparati visto che dalla prima ondata abbiamo capito molte cose vero? Ah non è così? 

Vero, per quanto mi riguardo sono cascato nelle stesse, pessime, abitudini del primo lockdown. Il tempo è passato solo guardando serie tv, leggendo libri non inerenti agli esami della sessione invernale ed ovviamente pensando a tutto meno che allo studio. Non mi sono svegliato mai per le prime lezioni del mattino e come sempre l’uso del cellulare (per scopi inutili) è aumentato del 200%.

Sicuramente ho affrontato questa quarantena in maniera molto più tranquilla e quasi rilassata. Sarà per il mio carattere “orso” ma uscire era una delle poche cose che non volevo fare. Certo, a volte uscivo per fare delle passeggiate ma nulla di più.  Ritengo di essere davvero fortunato perché dispongo di tutto il necessario e addirittura di più per vivere chiuso tra queste quattro mura. Ognuno aveva i propri spazi, i propri orari e ci andava bene così.  Grazie a questa “chiusura forzata” mi sono reso sempre più conto di come tante persone siano fortunate come me …e altri? Magari non hanno un riscaldamento, più di due stanze oltre al bagno o forse neanche un tetto sotto cui riposarsi.

Nella nostra beata fortuna, in questo dicembre natalizio, pensiamo anche a chi vorrebbe anche solo poco ma ha niente. Pensiamo a chi, soprattutto ora, ha bisogno di aiuto.

Buon dicembre a tutti voi.

#18

 

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