Un giorno sono partito

11/04/2024

Amore mio,

Ti scrivo ogni giorno lettere interminabili, testi e parole che non giungono mai a una conclusione. Rileggo da capo e mi fermo sempre nello stesso punto, quello in cui ti vorrei chiedere di incontrarci. 

 

Ogni tanto guardo fuori da quella piccola finestrella e mi chiedo se sia stato coraggio il mio, se io sia stato coraggioso a lasciare tutto e tutti e andare via. 

Mentre guardo fuori mi capita di intravedere piccoli compagni animali, un giorno sono uccelli, un altro dei gattini e piccoli roditori di campagna, che si riposano nel mio giardino incolto, con l’erba che diventa sempre più alta e il suo verde vivo è scomparso ormai da tempo. Loro mi guardano e mi chiedono chi io sia, ancora non si sono abituati a me e alla mia solitudine. Prima questa era casa loro e io mi sento un pesce fuor d’acqua.

Vorrei allora capire dove potrei incontrare me stesso, dove potrei non sentirmi in difetto con le altre persone perché qui, in campagna, è solo un’illusione. Qui non posso sentirmi in difetto perché nel raggio di mezzo chilometro non c’è anima viva oltre a me e qualche animale. Non provo più sentimenti di astio, di odio, di gelosia e rancore. Non provo questi sentimenti così umani perché qua sono l’unico umano. Ogni volta guardo da quella finestra e ricordo le giornate in città, i rumori e i semafori sempre rossi. Provavo così tanto stress che sentivo il mio stomaco contorcersi, il mio male era dentro di me e non mi lasciava mai andare. 

Mi ricordo che la mattina provavo una fatica immensa ad alzarmi dal letto, guardavo pensieroso la finestra davanti a me e mi giravo dall’altra parte ancora per un po’. Alzarmi voleva dire vivere e a volte è la cosa più difficile da fare.

 

Amore mio non so se ti ricordi ancora di me, è da un po’ che non ricevo tue notizie. Mi hai inviato due lettere all’inizio dello scorso mese e poi ho perso la speranza. Ogni tanto rileggo quelle lettere e sorrido pensando a quanto bene sai scrivere, quanto ogni tuo pensiero arrivi dritto al mio cuore e rifletto anche su quanto amore e rabbia ci fossero lì dentro.

Sono riuscito a farti stare molto male vero? Per questo mi dispiaccio molto, non ho pensato alle persone che mi stavano vicine, a coloro che mi amavano e sono partito.

Pensare a noi due divisi era un gesto di violenza, di odio verso la vita. I nostri occhi si amavano più di ogni altra cosa su questa terra. 

Sento ancora il tuo profumo e la tua voce quando mi sto per addormentare. Non sai quale assurdo dolore è stato partire senza nemmeno dirtelo. L’addio sarebbe stato per me fatale, il mio cuore non avrebbe potuto vedere te da così lontana e si sarebbe fermato. 

L’amore era troppo grande e io che mai avevo provato nulla di simile ne sono rimasto schiacciato. L’amore è un grande tranello, un modo per incastrare tante piccole vite. (frase frustrata dal solo dolore momentaneo)

 

Nella mia solitudine amorosa che è durata fino ai vent’anni mi sentivo un poeta che scriveva in modo aulico di concetti dei quali nemmeno comprendeva la superficialità. La mia solitudine mi rendeva schiavo dell’immaginario ma libero dalle armi dell’amore. Erano parole libere ma vuote. 

L’amore è arrivato a me senza l’intento di ferire. Sono diventato il poeta che ricerca le parole reali per descrivere ciò che il cuore prova, i suoi battiti e i suoi lunghi silenzi quando l’amore è distante. Ho imparato a mettermi in gioco, a dubitare di me e di conseguenza ho scoperto di essere troppo fragile per credere nella mia persona.

 

Non potrà mai essere solo bianco o nero, non è vero? Credo fortemente che ci sia una sfumatura, un punto di congiunzione tra l’amore che dona lo spirito della vita e il sentimento di sentirsi consapevoli della persona che si è. 

Il mio è un viaggio, amore, alla ricerca della chiave che aprirà la porta al mio piccolo benessere, un modesto angolo di saggezza. Saprò così condividere e ricevere l’amore e allo stesso tempo avrò la virtù più ardua di conoscenza di me stesso. 

 

Ti scrivo ogni giorno lettere interminabili, testi e parole che non giungono mai a una conclusione. Rileggo da capo e mi fermo sempre nello stesso punto, quello in cui ti vorrei chiedere di incontrarci. 

Anzi, vorrei incontrarti per caso, in un posto che nemmeno sapevamo potesse esistere, lì vorrei abbandonarmi a te, come facevo una volta. In quel posto vorrei mi tenessi la mano, sono sicuro mi sapresti condurre dove il mio cuore ancora non è stato senza che la paura e la pesantezza dei sentimenti opposti all’amore mi riescano a schiacciare di nuovo. 

In un viaggio solitario ho incontrato me stesso, in un viaggio con te mi aprirò alla vita.