un uomo qualunque

Che cosa scrivo?

Ho notato che ogni volta io mi presti a scrivere qualche articolo o semplicemente qualche pensiero un po’ più elaborato inizio sempre col pormi una domanda. Come se ogni testo che io debba scrivere sia una risposta ad una domanda retorica a cui io so già, o almeno presumo, la risposta. E’ interessante come senza un premeditato interrogativo io non riesca a produrre un articolo.

Mi viene sempre da rispondere al compitino scolastico in cui riporto la domanda aperta e poi la discuto in quelle quindici righe. Di mia spontanea volontà mi impongo delle regole e così mi rendo limitato da solo. Forse l’unica cosa giusta da fare sarebbe lasciarsi andare e scrivere di getto tutto quello che mi passa per la testa.

La prima volta in cui ricordi sia successo uno di questi episodi era un giorno dei primi di gennaio, perciò già nel nuovo anno. Ero al computer, con una dolce musica in sottofondo e la mia pagina del sito aperta. Non sapevo proprio cosa scrivere. Scrivevo si e no cinque parole e poi le cancellavo borbottando sottovoce qualche timida imprecazione.

In quel momento la mia testa era satura di pensieri, ma non erano normali pensieri, erano degli interrogativi a cui volevo rispondere ma non trovavo le parole giuste e poi sembravano scorrere tutti velocemente nella mia testa come i titoli di coda di un film. Apparivano e scomparivano in un istante.

Da quel giorno ho incominciato a pensare fossero spunti per scrivere qualcosa, poi, in un futuro prossimo.  Forse tendo a pensare a questa ipotesi per non credere che un virus che possa aver colpito la mia fantasia ed abbia così creato in me un misero e timido “blocco dello scrittore”.

Che poi lo so, esagero sempre perché io non sono neppure lontanamente uno scrittore, al massimo potrei definirmi “un uomo qualunque che colloca parole una di seguito all’altra”. Perché ormai dichiararsi scrittori vuol dire essere un po’ tutto ed un po’ nulla. Una di quelle parole che suonano bene concettualmente ma che poi nella pratica sono generiche e difficili da interpretare.

Perché da come ci definiamo e ci presentiamo agli altri, le aspettative cambiano per un semplice fatto di pregiudizi, giusti o sbagliati che siano.

Se io mi ritenessi misero, le aspettative delle persone nei miei confronti sarebbero altrettanto povere e timide. Al contrario, se mi presentassi come “lo scrittore del nuovo secolo” le aspettative sarebbero a dir poco pretenziose. Per questo assurdo e banale motivo credo di volermi definire “un uomo qualunque che colloca parole una di seguito all’altra in modo da comporre delle frasi”. E’ geniale ed infantile allo stesso tempo, forse è proprio ciò di cui ho bisogno adesso. Scrivere di getto, del nulla ed ironizzando pure sul concetto di me stesso.

 

 

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