L’esame

A volte rifletto sull’esame di maturità. Anche se non sarà il mio primo vero esame, ho il cuore che batte a mille. L’ansia è indescrivibile, un po’ come quando stavo per dare l’esame per la patente. Facevo avanti ed indietro sul marciapiede mentre aspettavo il mio turno. Non credo però di essere stato l’unico.

Solo dopo siamo tutti bravi a dire frasi del tipo:

“E’ facile, non devi nemmeno studiare” oppure “guidare è facile per tutti”…

Ma quando sono seduto sulla macchina e l’esaminatore è dietro il mio sedile ed insiste di partire, non posso permettermi di pensare a quelle stupide frasi che si dicono sempre. Perché le si dicono nel momento in cui il pericolo e lo stato di ansia sono ormai passati. Riusciamo a parlare solo nell’istante in cui capiamo che l’esito della prova è positiva, in quel caso ci sentiamo dei coraggiosi eroi capaci pure di sollevare il mondo…

Ma se le avessi dette prima dell’esame e poi non lo avessi passato, ora mi lamenterei di come quelle frasi siano, per me, la sfortuna in persona. Il male che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. La stessa cosa avviene quando parlo con un universitario. Spiega di come un esame ordinario all’università sia dieci volte più complesso di quello di maturità e io non so mai come rispondere visto non ho ancora provato nessuno dei due esami, ma forse lui non se ne accorge. Vuole che io comprenda una comparazione tra due termini per me sconosciuti.

La cosa peggiore forse, è che alcune persone, a volte me compreso, credono che queste frasi siano magiche e funzionino come quelle “pilloline che si assumono contro l’ansia o la preoccupazione”.

Se così non fosse? E se poi io fossi l’unico a trovare difficile l’esame di maturità?

Quest’anno, se ci penso, è assurdo. Gli ultimi mesi delle superiori li passo a casa, davanti al computer. Non è esattamente come me lo sarei aspettato. La novità, o forse quella più recente, è che avremo solo l’orale. Certo, da un lato penso sia una “passeggiata”, cioè alla fine dovrò solo affrontare un colloquio con i miei professori per un’ora. Ecco, rileggendo quello che ho appena scritto credo che sia esattamente qui il problema: parlare con i miei professori per un’ora. Non mi abituerò all’idea fino al giorno dell’esame. Giorno in cui le gambe mi tremeranno, non riuscirò a respirare bene e dalla mia bocca usciranno versi strani ogni tre parole.  Infine, come ogni storia drammatica e goffa che si rispetti, mi dimenticherò del periodo storico e sanitario in cui siamo ed andrò spontaneamente a salutare ognuno di loro stringendo la mano.

 

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